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leuccim93

Effetto rebound della soppressione del pensiero



Provate ad assegnarvi da soli il compito di non pensare ad un orso polare, e vedrete che quella dannata cosa vi verrà in mente ogni minuto” è quanto suggerì Fedor Dostoevskij (1863) a suo fratello nelle pagine di Note invernali su impressioni estive. Ma proviamo a farlo anche noi: concentriamoci e proviamo a NON pensare ad un orso polare. E, invece, vi ritrovate a pensare proprio all’orso polare, vero?


Ma cosa accade nella nostra #mente, quindi?

Ogni qualvolta che un #pensiero occupa la nostra mente, soprattutto se spiacevole, possiamo esercitare una “Soppressione del pensiero”, ovvero evitiamo coscientemente di pensarci in modo tale da non provare #ansia o #preoccupazioni.

Ma, a volte, proprio l’atto di cercare di eliminare un determinato pensiero si trasforma nella causa principale del ritorno dello stesso in memoria. In #psicologia, questo #fenomeno prende il nome di “effetto rebound della soppressione del pensiero”, cioè la tendenza di un #pensiero a ripresentarsi alla #coscienza con maggiore frequenza in seguito alla sua soppressione.


Ispirati dall’orso polare di Dostoevskij, Wegner e colleghi (1987) condussero un #esperimento: ai soggetti (primo gruppo) fu chiesto di cercare di NON pensare a un orso bianco e poi di pensare all’orso e di suonare un campanello ogni volta che l’orso riaffiorava alla loro mente. I partecipanti iniziarono a suonare il campanello più di una volta al minuto!

Nella seconda fase dell’esperimento, ad altri partecipanti (secondo gruppo) fu chiesto esplicitamente di pensare a un orso bianco.

I risultati dimostrarono come la frequenza del pensiero rivolta all’orso bianco fosse di gran lunga superiore nel primo gruppo rispetto al secondo gruppo (controllo), confermando l’ipotesi secondo la quale più cerchiamo di eliminare un pensiero, più esso riaffiorerà nella nostra coscienza.

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